L’olio di ricino

In primavera ed in autunno era usanza di purgare i bambini e ragazzi con l’olio di ricino. Chi lo sopportava con rassegnazione chi meno; il Fino non accettava ma si arrabbiava e si sentiva umiliato ed offeso. Una di queste mattine ci ritrovammo, uno alla volta, in piazza con certe facce e le mani sul ventre. Arrivò il Fino con una espressione che era chiaro che lui volesse in qualche modo vendicare l’onta appena subita. Non importa contro di chi e come, certo, voleva in qualche modo sfogarsi.

“Beh cosa facciamo ora? È meglio giocare: io sarò la volpe e voi i cani che mi rincorrono”.

Detto questo partì veloce verso la “crepa” e noi tutti dietro senza peraltro prenderlo, che lui era più veloce di tutti noi. Giunto alla “crepa” voltò in su verso la latteria dove c’è un grosso e vetusto frassino sul bordo della strada. Attese un attimo che fossimo più vicini, cominciò ad arrampicarsi sull’albero e noi dopo un attimo di esitazione su dietro tutti in fila che oramai eravamo sicuri di prenderlo.

Ma avevamo fatto i conti senza l’oste: il Fino, arrivato in cima e atteso che noi fossimo tutti in fila sul tronco del vecchio frassino ebbe il tempo di calarsi i pantaloni e di scaricarci sopra l’effetto della purga che aveva dovuto prendere con la forza!

Io avevo un berrettino da ciclista a spicchi colorati ed il frontino di celluloide… ho dovuto buttarlo!

Poi prendemmo le botte dai genitori che si trovavano di fronte a vesti tutte sporche da lavare; ma le botte più forti le prese il Fino dai suoi e lo sentimmo che urlava nel portico della casa “dei Bepi”.

Ma lui chissà intanto pensava a qualche altra bravata da compiere.

 

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