A volte sembra che il destino ce l’abbia con noi. Una situazione che tutti conosciamo è quella di incappare nella coda più lenta alle casse del supermercato, ai caselli dell’autostrada, agli sportelli di un ufficio. Guardiamo con invidia i vicini che avanzano più rapidi di noi e pensiamo di essere perseguitati da una personale sfortuna. Certo, di tutte le code che facciamo, veloci o lente che siano, abbiamo la tendenza a ricordare quelle più lunghe e fastidiose. Sono quelle che poi raccontiamo agli amici, cogliendo il pretesto per lamentarci di come funzionano male gli uffici pubblici o del traffico diventato impossibile nelle ore di punta.
Perciò la nostra sfortuna è solo un pregiudizio? Una impressione soggettiva dovuta ad un’inclinazione psicologica?
No! Trovarsi incastrati solitamente nelle code lente è un dato di fatto squisitamente matematico. Le code lente sono più lunghe di quelle rapide, cioè sono più popolate, e quindi la probabilità di passare più tempo della nostra vita in una coda lenta è maggiore rispetto a quella di trovarsi in una coda rapida.
L’unica consolazione a questo triste destino matematico è che la regola vale per tutti. Perciò, il fatto che la coda vicina sia più veloce lo accettiamo per questioni probabilistiche ma ci consoliamo con un “mal comune mezzo gaudio”.
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