Il pesce dalla testa trasparente

La natura è sempre molto più strana di quanto riusciamo ad immaginare. Macropinna microstoma è un pesce abissale non  più lungo di un palmo, con una boccuccia minuta e uno strano sguardo malinconico.
Fin qui niente di strano. Ci sono pesci abissali  che competono in stranezza con i mostri di Alien o con i peggiori incubi di H.P.Lovecraft. Macropinna, in confronto, è un tenero coccolone.

Ma guardatelo bene: non ha una fronte un po’ strana? Se dovessi dire a cosa assomiglia la testa, sarei indeciso tra una boccia di vetro con paesaggio e neve, di quelle che affascinavano i bambini prima dell’era dell’ipad, e il ponte di comando di un’astronave aliena.

Macropinna microstoma (da mbari.org)

Macropinna microstoma (da mbari.org)

In realtà, quelli che a prima vista ci sembrano due occhietti tristi sono chemiorecettori, in pratica delle narici. E quella che ci sembra una testa trasparente è uno schermo protettivo per gli occhi. E dove sono gli occhi? Sono quelle due grandi semisfere verdi. Anzi le semisfere sono solo i cristallini. Il resto degli occhi sono due “barilotti” cilindrici che sostengono i cristallini. Questo sofisticato sistema ottico, che assomiglia ad un paio di binocoli puntati verso l’alto, è immerso in un liquido trasparente contenuto nella cupola protettiva, anch’essa trasparente.

Per capire le ragioni di tale stranezza bisogna, come sempre, capire dove vive e come vive: le forme degli organismi viventi sono il risultato di un complesso adattamento evolutivo all’ambiente.

Macropinna microstoma  vive nelle acque del Pacifico settentrionale, a profondità comprese tra i 700 e i 1000 metri dove la luce del sole è debolissima o non arriva affatto. I suoi grandi occhi verdi sono sensibili anche al debole chiarore residuo proveniente dalla lontana superficie e hanno due posizioni di funzionamento: nella modalità “di ricerca” sono rivolti verso l’alto per distinguere le ombre di eventuali prede che contrastano con il chiarore dello sfondo; nella modalità “di inseguimento” gli occhi puntano in avanti e fanno da guida per il nuoto in modo che la piccola bocca sia direzionata verso la preda (un pasto meticoloso e senza sprechi?).

Che questo sistema di caccia sia ben congegnato ce lo fa capire il notevole volume dell’apparato digerente.

 

Apolemia (da mbari.org)

Un sifonoforo del genere Apolemia (da mbari.org)

Il pesce cattura piccole prede ma disdegna la carne di medusa. Inoltre un suo terreno di caccia favorito sembra essere quello tra i tentacoli di un  sifonoforo degli abissi del genere Apolemia. I sifonofori sono particolari idrozoi, simili solo apparentemente alle normali meduse. In realtà si tratta di colonie di individui specializzati (zoidi) in stretta simbiosi. I sifonofori del genere Apolemia hanno la forma di nastri, lunghi anche dieci metri, coperti da tentacoli urticanti per mezzo dei quali catturano copepodi e altri piccoli organismi. Il nostro pesce dalla testa trasparente diventa ladro: si intrufola tra i tentacoli del sifonoforo per strappargli le prede intrappolate. Ed ecco che la cupola trasparente espleta la sua funzione di scudo che protegge gli organi più delicati e preziosi: gli occhi.

Fonti:

Monterey Bay Aquarium Research Institute (www.mbari.org)

Macropinna microstoma (Wikipedi)

Famiglia Opisthoproctidae (Wikipedia)