Tesla, un genio bizzarro

Affermare che Nikola Tesla fosse un po’ bizzarro è dir poco. Il suo personaggio sembra uscito dalla penna di uno scrittore di racconti fantastici e la sua personalità si adatta magnificamente al cliché dello scienziato pazzo. Inoltre era affetto da vari disturbi ossessivo-compulsivi, come ad esempio la paura della sporcizia e delle infezioni, la paura per gli oggetti di forma sferica (in particolare le perle), l’ossessione per il numero 3, l’amore morboso e malsano per i colombi. E come ciliegina sulla torta, soffriva di allucinazioni visive e auditive.

Ma non dimentichiamo che stiamo parlando di un grandissimo inventore, fisico e ingegnere elettrico, vissuto a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento, che ha contribuito in modo notevole allo sviluppo della seconda rivoluzione industriale. Negli Stati Uniti è popolarmente noto almeno quanto  Thomas Edison.

Nikola Tesla (1856-1943), croato di famiglia serba e, nel 1891 naturalizzato statunitense, nella sua vita ottenne almeno 278 brevetti. Fra le varie invenzioni, dobbiamo a Tesla la corrente alternata, il sistema di rete elettrica polifase, il motore elettrico in corrente alternata. Importante è stato il suo contributo agli strumenti per la comunicazione senza filo tra cui la radio, per la quale gli Stati Uniti, nel 1943, hanno conteso il brevetto a Marconi. In suo onore è stata chiamata tesla (T)  l’unità di misura dell’induzione magnetica.

Mi sono divertito a raccogliere alcuni dei molti aneddoti riguardanti la sua vita (l’ordine è quasi casuale).

Aereo a decollo verticale (brevetto di Tesla – 1928)

Volare, oh oh

Fin da bambino aveva una mente creativa. Era affascinato dalla possibilità di inventare una macchina volante. Un giorno salì sul tetto del granaio con un ombrello, respirò a fondo fino a stordirsi e, credendo in questo modo di essere diventato più leggerò si gettò. La mamma lo trovò qualche tempo dopo, svenuto sul terreno, e lo portò a casa. La macchina volante lo ossessionava a tal punto che verso gli undici anni il suo sogno di volare diventava quasi un’allucinazione. Da adulto, nel 1928, ottenne il brevetto per un aereo a decollo verticale.

Un mulino a maggiolini

Tra le sue più stravaganti invenzioni giovanili è da ricordare quello che chiamerei il “mulino a maggiolini”.
“… In uno dei miei successivi tentativi, mi sembrava di agire sotto il primo impulso istintivo che in seguito dominerà la mia vita: imprigionare l’energia della natura per metterla al servizio dell’uomo”. Il piccolo Tesla pensò che si potesse sfruttare in qualche modo il battito d’ali dei maggiolini e costruì una specie di piccolo mulino a quattro pale sulle quali incollò diligentemente numerosi insetti. I poveri maggiolini, tentando di scappare, sbattevano disperatamente le ali producendo una corrente d’aria che faceva girare le pale del mulino. Tesla si vantava di riuscire a far girare il mulino anche per più di un’ora. Sfortunatamente gli esperimenti di “energia entomologica” si interruppero bruscamente quando un amico di Tesla dimostrò un peculiare appetito nei confronti dei maggiolini. Il ragazzo si riempiva la bocca di insetti e li masticava con grande soddisfazione. Tra i suoi denti i maggiolini producevano un disgustoso scricchiolio e Tesla, nel guardare l’amico, vomitò e rinunciò definitivamente a questo tipo di ricerca.

I cento volumi di Voltaire

A scuola, Tesla dimostrava una capacità di concentrazione e una tenacia ferrea che sfiorava la pazzia. Il suo intento era quello di superare in bravura i compagni. Un giorno si mise in testa di leggere tutte le opere di Voltaire. Aveva ormai iniziato l’impresa quando si rese conto che si trattava di un centinaio di volumi stampati a piccoli caratteri. Una volta cominciato non volle smettere e portò a termine la lettura sfiorando, alla fine, il crollo mentale.

Vedere con la mente

Fin dall’infanzia Tesla soffriva di strane allucinazioni. Se osservava troppo a lungo qualcosa di interessante che gli catturava l’attenzione, l’immagine mentale dell’oggetto gli si ripresentava insistentemente anche nelle ore successive e durante la notte. Questa capacità di visualizzare mentalmente gli oggetti era però accompagnata anche da un disturbo allucinatorio: comparivano nella sua mente strani lampi di luce che interferivano con i suoi pensieri. Tormentato da queste immagini mentali dettagliatissime e ossessive, che lo infastidivano parecchio, Testa cercò dei metodi per cacciarle contrapponendo altre immagini mentali create da lui. In questo modo sviluppò una capacità straordinaria di “vedere” gli oggetti con gli occhi della mente, una capacità che lo aiutò nelle sue invenzioni. Tesla racconta che quando inventava una macchina, per prima cosa ne creava un’immagine mentale molto dettagliata e ne sperimentava il funzionamento soltanto con la mente. Solo dopo aver accertato che tutto “funzionasse” come desiderato, iniziava la costruzione reale. Molti anni dopo Tesla si dedicò allo studio di una macchina che fotografasse il pensiero, anche se nessuno vide il risultato della sua ricerca.

La natura è un grande gatto

Il primo contatto con il fenomeno dell’elettricità lo ebbe all’età di tre anni, un giorno d’inverno. Cominciò ad accarezzare il suo gatto di nome Maĉak e vide una pioggia di scintille scoppiettanti. Suo padre gli disse che si trattava di elettricità statica. “La natura forse è un grande gatto?” chiese il bambino “e se così è, chi lo accarezza? Non può essere altri che Dio!” concluse. Più tardi, nella notte, vide il gatto circondato da un’aura luminosa.

Il tubo postale

Il giovanotto Tesla impegnava la sua mente in invenzioni improbabili. La più sorprendente consisteva in un lungo “tubo postale”  da stendere attraverso l’Atlantico che avrebbe permesso la comunicazione tra l’America e l’Europa. Il messaggio doveva essere inserito in un contenitore a prova d’acqua e lanciato attraverso il tubo per mezzo di una potente pompa ad acqua.

Il tonfo della mosca

Nel 1881 Tesla diventò esageratamente sensibile ai rumori, anche i più deboli. Diceva di sentire il tonfo dell’atterraggio di una mosca sul tavolo vicino e la vibrazione della sua sedia al passaggio di un treno a venti miglia di distanza.

Amnesia da stress

Nel 1890 fu colpito da una forte amnesia che gli impediva di ricordare quasi tutti gli eventi della sua vita a parte quelli dell’infanzia.  L’amnesia fu provocata forse dallo stress da lavoro quando era consulente alla Westinghouse Corporation, nel pieno della Guerra delle correnti. Tesla interpretò la malattia come una difesa naturale del cervello che stava per esaurire tutte le sue energie nel tentativo disperato di inventare un sistema per trasmettere le correnti elettriche attraverso il sottosuolo. Non accettò le cure proposte dai medici e recuperò la memoria con esercizi di concentrazione notturni sui ricordi perduti.

Ossessioni

Nikola Tesla soffriva di quel disturbo che attualmente è chiamato disordine ossessivo-compulsivo. Chi ne soffre si vede costretto a ripetere ritualmente determinati gesti. Come esempio, Tesla era ossessionato dal numero tre. Ripeteva per tre volte il giro di certi isolati e quando passeggiava contava sempre i passi. Calcolava il volume della zuppa che stava per mangiare o del tè che stava per bere. In uno degli alberghi che lo ospitarono, il Waldorf-Astoria di New York, esigeva che la cameriera gli mettesse sul tavolo da pranzo una pila di diciotto tovaglioli. Il diciotto non è un numero casuale: è divisibile per tre. In un’altra residenza dove alloggiò, l’Alta Vista Hotel in Colorado Springs, scelse la stanza 207 perché questo numero è divisibile per 3. Era ossessionato dalla pulizia. Si lavava continuamente le mani e non voleva che la cameriera gli pulisse la stanza perché preferiva occuparsene personalmente, con grande pignoleria.

I capelli delle altre persone gli procuravano repulsione e non  li avrebbe mai toccati “eccetto, forse, con la punta di una pistola”.

Nikola Tesla in una illustrazione apparsa nel 1894 sul Sunday World di New York. Tesla appare circondato da folgoranti lingue di fuoco prodotte per effetto elettrostatico

Lo scienziato luminescente

Alla fiera mondiale di Chicago del 1893 Tesla applicò al suo corpo una corrente di duecentomila volt e i cronisti raccontarono che lo scienziato e i suoi vestiti continuarono ad emanare luce per qualche tempo anche dopo l’interruzione del circuito. Tesla riteneva che, con questo sistema, un uomo avrebbe potuto sopravvivere al Polo Nord senza i vestiti.

Elettrificare le scuole

Credeva che un giorno si sarebbe utilizzata l’energia elettrica per provocare l’anestesia; la sua fiducia nelle proprietà della corrente elettrica era tale che  suggerì di stendere dei cavi elettrici lungo il pavimento delle aule scolastiche per stimolare gli alunni annoiati e di elettrificare i camerini degli attori per migliorare le loro prestazioni in scena.

Purghe elettriche

Mark Twain nel laboratorio di Tesla

Mark Twain nel laboratorio di Tesla

Tesla si occupò a lungo di vibrazioni elettromeccaniche. Lo scrittore Mark Twain, che era un suo grande amico, volle provare una piattaforma vibrante che Tesla aveva costruito nel laboratorio di New York. Tesla l’aveva annunciata come una fantastica invenzione dagli effetti miracolosi sulla salute umana, che avrebbe radicalmente cambiato la vita negli ospedali e nelle case. Mark Twain gli chiese di provarla subito ma Tesla lo sconsigliò dicendogli che il marchingegno necessitava di ulteriori aggiustamenti.  Twain insistette al punto che Tesla gli disse: “D’accordo Mark, ma non starci troppo a lungo, scendi quando te lo dico io” e chiese ad un suo assistente di accendere la piattaforma vibrante. Twain si ritrovò a ronzare e vibrare sulla piattaforma, agitando la braccia ed emettendo gridolini di felicità come un bambino su una giostra. “Bene Mark, ne hai avuto abbastanza, scendi ora” gli disse Tesla dopo qualche tempo. “No, mi sto divertendo troppo!” rispose Twain. “Te lo dico seriamente – insisteva Tesla – è meglio se scendi subito!”.
Twain continuava a ridere: “Non scendo nemmeno se mi togli da qui con una gru” gridava. Mentre pronunciava queste ultime parole la sua espressione cominciò a farsi seria, si trascinò tentennando verso il bordo della piattaforma, agitando terrorizzato le braccia verso Tesla, per fargli capire di spegnere l’interruttore che azionava il marchingegno. “Presto Tesla, dov’è?”. Tesla sorridendo lo aiutò a scendere e gli indicò la direzione della porta del bagno. L’unico effetto certo della piattaforma vibrante era quello lassativo e Tesla e i suoi assistenti lo sapevano bene.

Come spaccare la Terra

Sosteneva di avere la capacità di rompere il pianeta Terra allo stesso modo in cui si rompe una noce. Iniziò tutto nel 1898, quando riuscì a costruire degli oscillatori tascabili. Un giorno posizionò un dei suoi aggeggi alla base di una colonna di ferro di un edificio. In meno di un minuto l’oscillatore entrò in risonanza con la colonna che iniziò vibrare provocando un piccolo terremoto. Il fenomeno stava diventando incontrollabile e Tesla dovette spaccare l’oscillatore a martellate per salvare l’edificio. Quando arrivarono i giornalisti Tesla affermò di essere in grado, con uno dei suoi oscillatori tascabili, di distruggere il ponte di Brooklyn se avesse avuto idea di farlo. Più tardi dichiarò di riuscire a spaccare l’intero pianeta con la stessa facilità con cui un ragazzo può tagliare in due una mela. Quando gli chiesero in quanto tempo sarebbe riuscito a spaccare la Terra, rispose “un mese, forse un anno o due”. La scienza di far vibrare la terra fu battezzata da lui “telegeodinamica”. Cercò anche di commercializzare un sistema di comunicazione che funzionava colpendo il terreno con un pesante cilindro. Le vibrazioni provocate avrebbero attraversato la Terra raggiungendo qualsiasi altro punto della superficie, indipendentemente dalle condizioni meteorologiche. Tesla non sospettava che le vibrazioni del suolo, in realtà, si attenuano troppo rapidamente. Era convinto che in questo modo tutti i popoli della terra avrebbero potuto comunicare tra loro.

Tesla venusiano

Tesla attirava schiere di occultisti. Alcuni di loro affermavano che lo scienziato non fosse di origine terrestre. Dicevano che Tesla era un venusiano arrivato sulla Terra con un’astronave oppure sulle ali di una colomba bianca. La sua missione sarebbe stata quella di far progredire l’umanità. Tesla disapprovava questo tipo di adulazione e rinnegava i poteri che gli venivano attribuiti.

Adipofobia

Provava avversione per le persone grasse. Quando una delle sue segretarie, un po’ sovrappeso, urtò un tavolo facendo cadere a terra un oggetto, Tesla la licenziò e non cambiò idea nemmeno quando lei si inginocchiò per pregarlo di concederle una seconda possibilità.

Facciamola finita con le notti buie

Uno dei suoi più grandi sogni era quello di eliminare la notte iniettando nell’alta atmosfera una corrente elettrica ad alta frequenza che avrebbe provocato l’incandescenza dei gas e l’illuminazione delle città, delle nazioni, e del mondo intero. Gli aerei avrebbero potuto atterrare anche di notte, diceva, e i viottoli dei porti sarebbero stati più sicuri.

Radiometro, amore mio

Nel 1893 si innamorò perdutamente di un radiometro che considerava la più bella invenzione di tutti i tempi. Il radiometro, inventato da Sir William Crookes alla fine dell’Ottocento, è un piccolo mulino con le pale colorate di nero da un lato e bianche dall’altro. Esposto al sole il radiometro si mette a girare per un effetto dovuto al riscaldamento e la conseguente dilatazione del gas che è più intensa presso la superficie nera.

Febbri radioattive

Nel 1896 perse la testa per i raggi X, scoperti appena un anno prima da Wilhelm Conrad Röntgen. Sperimentava esposizioni ai raggi X esageratamente lunghe, per ottenere fotografie del cervello sempre più dettagliate. Riteneva inoltre che i raggi possedessero un benefico effetto stimolante sul cervello. Cambiò idea quando le ustioni e le vesciche sulla sua pelle lo ridussero ad un mostro. Descrivendo gli effetti dei raggi X scrisse: “Nei casi più gravi la pelle prende una colorazione scura ed in alcuni punti diventa nera, sgradevole e con vesciche malsane; si staccano grossi strati lasciando allo scoperto la carne sottostante. Il tutto è accompagnato da febbre e dolori brucianti”.

Donne

Nel 1893 gli fu presentata la bella Anne Morgan, figlia del ricco industriale J.P.Morgan. Tesla la guardò, e quando vide i suoi orecchini di perle ne fu così disgustato che cominciò a digrignare i denti. Fece del suo meglio per evitarla. In realtà avrebbe avuto piacere di parlare con lei ma la presenza delle perle gli resero la cosa impossibile.

Matrimonio

Tesla non si sposò. Quando un giornalista gli chiese se credeva nel matrimonio lui rispose: “Per un artista, sì; per un musicista, sì; per uno scrittore, sì; ma per un inventore no. I primi tre possono prendere ispirazione dalla presenza femminile ed essere condotti dal loro amore verso risultati migliori. Un inventore possiede una natura così intensa, ricca di caratteristiche così selvagge e passionali che, nel dare se stesso ad una donna che potrebbe amare, perderebbe tutte le sue qualità. Credo che non siate in grado citare alcuna grande invenzione fatta da un uomo sposato”.

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Apparato per trasmettere energia elettrica senza uso di cavi (brevetto di Tesla, 1914)

Marziani

Guardava spesso il cielo e speculava sull’esistenza di vita extraterrestre. In particolare, credeva che Marte fosse abitato da forme intelligenti ed era convinto di poter comunicare con loro per mezzo di uno strumento che riusciva ad inviare energia elettrica senza bisogno di cavi. Nel 1900, usando una potente radio, ricevette un segnale intermittente e affermò di aver intercettato un messaggio da Marte. Il fisico Lord Kelvin disse che il mondo doveva credere a Tesla riguardo i segnali marziani: New York era la città tecnologicamente più avanzata della Terra e la sua luce sarebbe stata visibile da Marte, perciò era naturale che i marziani tentassero di comunicare proprio con New York. Hawthorn, un amico di Tesla, affermò che già da tempo i marziani avevano visitato la Terra, ma che avevano scelto di non comunicare con l’ignorante umanità, aspettando che nascesse qualcuno intelligente come Tesla.

Incendiare l’aria

Tesla pensava che elevatissimi voltaggi potessero generare delle reazioni chimiche nell’alta atmosfera tra l’ossigeno e l’azoto, tanto che l’atmosfera stessa si sarebbe potuta incendiare.

Scotofilia

Verso il 1913 Tesla voleva stare al buio. Verso mezzogiorno, quando arrivava nel suo ufficio, come prima cosa chiudeva le imposte. Era convinto di essere più produttivo al buio; gli impiegati lo sentivano parlottare da solo nella stanza chiusa. E’ difficile conciliare questa sua mania con il desiderio di illuminare la notte…

Oh mia colomba

Verso la fine della sua vita Tesla divenne “colombofilo”, cioè si innamorò dei piccioni. Aveva un attaccamento speciale, mistico, forse malsano verso questi volatili. Raccoglieva piccioni feriti ed ammalati e li portava nella sua stanza dell’alberto Waldorf-Astoria dove fu ospite per diversi anni. Impegnava molto del suo tempo per nutrire e curare i piccioni e talvolta, a dispetto della sua mania dell’igiene, li coccolava facendoli mangiare dalla sua bocca. Li chiamava “amici sinceri”. In quel periodo fu costretto a cambiare diversi alberghi perché la sua presenza, con accompagnamento di picconi, non era evidentemente molto gradita. Era particolarmente affezionato ad una colomba bianca con macchie grigie sulle ali. Quando la colomba morì, Tesla portò il suo cadavere avvolto in una stoffa da un amico, chiedendogli di riservargli una degna sepoltura nel giardino della sua casa. Quando l’amico stava per eseguire il suo desiderio, Tesla lo chiamò e gli chiese di riportargli la colomba dicendo di aver trovato un’altra sepoltura più adatta. Nessuno seppe dove finirono le spoglie del volatile.

BIBLIOGRAFIA

John I. O’Neill, Prodigal Genius

Margaret Cheney, Tesla: Man Out Of Time

Nikola Tesla, My Inventions