La “disputa”

Al Fino era molto intelligente ed aveva una memoria formidabile. A casa nessuno lo aiutava né lui né l’Albina sua sorella. A scuola per le sue doti naturali si arrangiava, ma la Bina, poveretta, era sempre l’ultima della classe. Con la dottrina era assieme ai migliori mentre lei molto indietro.

Quando venne l’ora della “disputa”, mia mamma mi faceva ripetere tutta la dottrina, a memoria, prima di partire per Fusine; al Fino era presente e stava molto attento.

Nella sala parrocchiale io e il Fino, una domanda ciascuno, ripetemmo tutta la dottrina senza il minimo errore o dimenticanza.

Il parroco, Don Antoni Arnoldo, detto “digo de caso” per un suo modo di intercalare, entusiasta fece un encomio solenne a noi due e disse: “Questi due meritano un premio e sono di esempio a tutti perché non solo hanno risposto bene a tutte le domande della dottrina ma anche perché, nonostante abitino lassù a Coi e l’inverno è stato duro di freddo e neve, non hanno mancato un giorno a scuola ed alla dottrina”.

Ma le dolenti note vennero dopo, quando fu interrogata la Bina. Non ne azzeccava una risposta o non rispondeva addirittura, tanto che il parroco la rimproverò: “Ma come mai non rispondi? Perché non sei preparata?”. La poveretta rispose: “Che uléo, an s-ciant che mi son dura de comprendonio, an s-ciant che a casa i mìei no i me sta darè, mi no sai nìa…”. (“Cosa volete, un po’ è che sono dura a capire, un po’ che i miei non mi seguono, io non so nulla…”)

Nella scuola c’era il padre Andrea che, prima diventò verde di bile e poi rosso di vergogna. Terminata la cerimonia Andrea prese l’Albina per mano (cosa che non aveva mi fatto in vita) e si avviarono su per il Carpè in silenzio.

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