Bon dì e bon ann

E’ ancora notte, ma il cielo è cosparso di stelle e la luna brilla sopra la neve. Una lunga fila di bambini, il capo coperto da berretti di lana che coprono anche le orecchie, maglioni e manopole e la “saccoccia” di tela, si avvia verso il fienile della “Crepa” e la neve scricchiola sotto i grossi scarponi.

Primo in fila, (manco dirlo) il Fino e guai a chi gli passa davanti quando apriranno le porte delle stalle!
Nelle stalle calde di mucche le donne attendono il gruppo ma i primi ad entrare a fare gli auguri devono essere i bambini…

“Bon dì e bon ann” dicono i ragazzi e mentre le donne porgono nelle saccocce un pugno di fave secche, si sente qualcuna mormorare: “Al ven na ota a l’ann, sel vegnisse na ota al mes sarave la ruina del paés”. [Viene una volta all’anno, se venisse una volta al mese sarebbe la rovina del paese].

Al Fino e àutre storie – sommario