La radio

In paese, in quei tempi, c’era un solo apparecchio radio ed era di mio santolo Olivo. Si radunava qualcuno nel fogher dell’Olivo per ascoltare qualche notizia dal mondo, ma il Polòne era sordo e quando vedeva gli altri ridere o fare qualche esclamazione diceva: “Coss àli diìt?” (Cosa hanno detto?) e si accontentava di quello che qualcuno gli ripeteva con voce alta per farsi sentire.

Alla domenica, se era bel tempo, mio padrino metteva la radio sulla finestra sopra il fogher per far ascoltare la santa messa a qualche vecchio che non andava più a Fusine in parrocchia.

Fra questi c’erano al Mele, il Giovanni, al Nane, ed altri che, in religioso silenzio stavano lì impalati e con la bocca aperta paghi di aver trovato il sistema di ascoltare la santa messa senza dover fare il Carpè.

Ma il Fino, sempre attento a tutte queste cose, aveva escogitato un piano diabolico. Una fra le tante domeniche quelle bocche spalancate avevano attratto la sua attenzione. Si riempì una tasca di piccoli sassi e si arrampicò sullo steccato di fianco alla strada e con una mira infallibile cominciò a tirare i sassetti nelle bocche dei malcapitati. Ne lanciava uno ogni tanto cercando di fare centro. I vecchi non se ne erano accorti e credendo che fossero insetti, sputavano fuori e si rimettevano in “posa” attentissimi alla radio e con le bocche spalancate.

Il Fino si divertiva un mondo, fin che non fu scoperto e se la dette a gambe levate, tanto non c’era pericolo per i denti che erano spariti da un pezzo!

 

Al Fino e àutre storie – sommario