La pastasciutta

Il Fino era anche in certo senso molto educato per certe cose; per esempio quando suonava la campana del mezzogiorno lui era già uscito da una casa dove si fosse trovato; bisognava rispettare il privato del pranzo, anche se in tutte le case era composto dello stesso cibo: polenta e formaggio.

Ma quel giorno eravamo così intenti nel gioco nella stua, che il Fino non si era accorto che mia mamma aveva già messo sulla tavola i nostri pei tre piatti di pasta asciutta fumante.

Quando sentì suonare il mezzodì egli scappò via ma per uscire doveva passare dalla cucina dove sulla tavola era già servito il pranzo.

“Giacinta cosa è quella roba nei piatti?” esclamò con curiosità il Fino.

Non aveva mai visto un piatto di pasta asciutta, con la conserva di pomodoro ed il formaggio (che non era grana) sopra! Guardava con gli occhi spalancati…

La mamma aveva capito e riempì un nuovo piatto togliendone un poco dagli altri tre e lo offrì al Fino.

“Prendi, mangia, assaggia, non fare i complimenti” diceva con insistenza perché lui non voleva… voleva scappare ma la curiosità era grande ed in un attimo sparì dal piatto quella poca pasta!

“Che buona! Come si fa a farla?”

La mamma lo ragguagliò.

“Adesso” disse il Fino “ vado giù dalla nonna e se non mi fa la pasta asciutta le do una sberla!

“Guai a te se fai una cosa simile!” gli urlò la mamma mentre lui era già per le scale di corsa.

Dopo qualche tempo udimmo delle urla che provenivano dal portico del Fino.

Era successo quello che avevamo previsto: giunto in casa, nel suo fogher nero dove la nonna stava mescolando la polenta, l’aveva investita con foga di rimproveri e richieste che a lei sembravano allucinanti…

“Io la pasta asciutta? Ma che dici, che discorsi sono questi, tu straparli; aspetta ancora un po’ e poi mangerai la polenta…” diceva la nonna quasi offesa da simili richieste.

E pensare che il banc era pieno di soldi…

Ma lei non voleva sapere di cambiare nemmeno per una volta usi e costumi di sempre, miseri sistemi che adottavano tutti gli altri ma perché non c’era altro…

Questo il Fino lo sapeva ed ora non ne poteva più e in un momento di ribellione e di ira non si controllò più (se mai si fosse controllato quando lo prendeva l’ira e metteva in bocca sotto i denti il bavero della giacca) e diede, come aveva detto, un sonoro ceffone alla vecchia.

Intanto arrivavano i suoi genitori dal lavoro e, udito quello che era successo, presero il Fino e lo bastonarono ben bene.

Appena riuscì a fuggire, corse fuori di casa nel grande portico dove, dalla bifora della parete, si potevano udire le sue urla fino a Fusine.

Così quel giorno rimase anche senza la solita polenta e formaggio.

 

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