I tre cani

Da qualche giorno, tre bei grossi cani, saltando nella neve come lupi, correvano incontro alla fila degli scolari di Coi che, terminata la scuola, risalivano faticosamente il ripido sentiero tagliato nella neve, per tornare a casa. Erano tre bei cani da caccia, che non avrebbero certamente assalito i bambini, volevano solo giocare allegramente ma, le bambine avevano paura e questa se la portavano dietro fino a Coi.

Il Fino un giorno si stancò e disse: “state tutti dietro di me” e armatosi di un grosso bastone si mise davanti alla fila, fiero difensore dei più deboli! E i cani puntuali arrivarono; ma male gliene incolse, il primo si buscò un colpo sulla testa che udì il botto anche l’ultimo della fila. La povera bestia, intelligente di fronte a tanta incomprensione, guaendo si ritirò in buon ordine seguito dagli altri due, buoni buoni, e si udirono abbaiare in fondo alla valle vicino al tabià del Dufa.

Il Fino si sentì orgoglioso di questa “bravata”, ma il giorno dopo, arrivato a Fusine, vedendo il cane sdraiato al sole sulla porte dell’albergo Al Pelmo, non aveva più il coraggio di passare per di là anche perché aveva notato sulla testa del cane un vistoso bernoccolo.

Fermò tutti e disse: “Non ridete né commentate quando passeremo lì davanti perché può vendicarsi”.

Il cane aprì un occhio ma nemmeno un mugolio uscì dalla sua bocca. Solo quando passò il Fino si udì un sordo brontolio e nulla più.

 

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