A “òio”

Sulla banca dei Grabìei, nei giorni grigi, al riparo dalla pioggia, si giocava a “òio”. Due squadre spingevano cercando di buttar giù dalla banca quello seduto sul limite della parte contraria.

Quella volta al Fino si trovava seduto proprio ultimo della squadra che fu sopraffatta e quindi si trovò a gambe levate giù dal sedile. Al Fino non accettava sconfitte e rosso di bile, preso un sasso lo gettò in testa a quello a lui più vicino: il malcapitato Italo che non aveva nessuna colpa e faceva parte della sua squadra.

Al Fino era così, quando si metteva il bavero della giacca in bocca sotto i denti era ora che qualcuno le prendesse. Egli si sfogava sul più vicino fosse pur stato il suo migliore amico.

Quel giorno toccò all’Italo che corse a casa tutto sanguinante a farsi curare mentre al Fino scappò a gambe levate temendo la vendetta dei fratelli maggiori o del padre; ma cadde nelle mani di suo padre l’Andrea che, saputa la cosa, gliele consegnò di santa ragione.

Al Fino e àutre storie – sommario